27.03.2016
Se il “made with Italy” è il nuovo filone dell’interscambio con la Russia, su cui puntare in attesa che anche il “made in Italy” possa tornare a espandersi senza più il vincolo delle sanzioni, l’impegno di Konstantin Krokhin è mettere l’accento sulla collaborazione possibile tra le regioni italiane e quelle russe: dal fronte dell’economia a quello dello sport, dalla cultura al turismo.
Krokhin presiede la Commissione italiana della Camera di Commercio di Mosca, «la più importante in Russia per le regioni», ed è spesso a Milano, che Expo ha contribuito ad avvicinare a Mosca. Un’esperienza che in primavera verrà replicata con Torino: «L’Italia - spiega Krokhin, per tradizione per noi è moda, turismo, alimentare. Ma ora noi vogliamo mettere l’accento sulla collaborazione industriale, sull’innovazione, in parallelo al resto».
È il “nuovo corso” dell’era delle sanzioni, e del petrolio a basso prezzo che ha indebolito il rublo e costretto i russi - dalle autorità alla gente comune - a rifare i calcoli di quanto si possono permettere di importare, riportando l’attenzione sulla produzione locale, turismo o assistenza sanitaria compresi. Ne è nato un programma di localizzazione e sviluppo che i russi chiamano “importozameschenie”, sostituzione delle importazioni dall’estero, ammettendo però di aver bisogno di aiuto e di esperienza altrui nella modernizzazione dell’industria. Se in Italia si parla sempre più spesso di “made with Italy”, Krokhin ribalta lo slogan prendendo spunto dall’invito del ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov: «My with Italy - dice mischiando russo e inglese - noi con l’Italia. Ma concentrandosi sulla collaborazione interregionale».
Krokhin riporta l’esempio dei contatti nati tra la Lombardia («la regione italiana che ci è parsa più interessata a promuovere programmi internazionali, più aperta all’innovazione con i suoi giovani imprenditori») e la città di Nizhnij Novgorod, o tra la Lombardia e il Bashkortostan, una repubblica autonoma della Federazione russa tra il Volga e i monti Urali. Patria di Rudolf Nureyev, tiene a ricordare Konstantin Krokhin, e quindi particolarmente sensibile ai temi culturali. Ma l’attenzione della Camera di Commercio di Mosca è su tutte le regioni russe meglio preparate a stringere rapporti di collaborazione nei settori della petrolchimica, dell’agricoltura, della sanità, del turismo. Anche se poco conosciute all’estero, meno familiari di Mosca o San Pietroburgo. La Camera di Commercio di Mosca intende aiutarle a stabilire contatti diretti con l’Italia, anche di fronte a quello che Krokhin considera un indebolimento della posizione della Germania in Russia: «Si libera un posto in cui noi invitiamo la produzione italiana, di qualità elevata ma meno cara. Il nostro compito è dare la possibilità di entrare nel mercato russo non soltanto ai grossi nomi come Cremonini o Ferrero, ma anche agli imprenditori piccoli e medi che non possono, o non sanno, che non parlano russo...».
Tornando sul tema delle sanzioni, Krokhin racconta che la produzione dei generi finiti sotto embargo occupa buona parte del suo lavoro con Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte. «Il latte, per esempio. Il Bashkortostan è la prima regione russa per la produzione di latte. Tutti i prodotti freschi che è possibile fare con il latte, come il kefir, li fanno. Ma c’è molto che loro non hanno: per tradizione la Russia non ha la tecnologia e la qualità per fare il formaggio, abbiamo sempre comprato da italiani, svizzeri o olandesi. Per questo sono andato alla Centrale del latte di Torino e ho proposto di venire a produrre da noi, a fronte di esenzioni fiscali e finanziamenti agevolati. Produrre nuovi tipi di formaggio in Russia controllando la qualità: le materie prime costano copechi, il costo del lavoro è basso. È solo un esempio. Non servono grossi investimenti, ma lavoro, know-how ed esperienza. E in questo modo, non perdete il mercato: le sanzioni prima o poi finiranno, e voi avrete rafforzato le vostre posizioni».
Per visualizzare le pubblicazioni qui: